Il restauro dell’arte contemporanea. Un convegno a Fiumara d’arte
L’interesse per i problemi posti dalla conservazione e dal restauro dell’arte contemporanea è troppo recente perché ci possa essere quella base ampia di convergenze sotto l’aspetto metodologico che ormai caratterizza la conservazione ed il restauro dell’arte precontemporanea.
Se poi si passa all’aspetto tecnico-scientifico la situazione appare ancora più grave, data l’estrema carenza di studi ed esperienze analoghe a quelle esistenti per i manufatti artistici precontemporanei: con l’aggravante di una infinitamente maggiore varietà dei materiali impiegati, praticamente illimitata – e spesso come è ben noto – programmaticamente reperiti dall’artista tra quelli più rapidamente degradabili.
Inutile osservare che di conseguenza la formazione per la conservazione ed il restauro dell’arte contemporanea riflette la stessa situazione di assoluta inadeguatezza, o forse sarebbe meglio dire che se ne percepisce a stento l’esistenza.
In realtà, tutto si riduce a due o tre iniziative abbastanza recenti e pertanto prive della necessaria disanima del tempo: che comunque parrebbe confermare la bontà del tipo di formazione “tradizionale” in uso per il restauro dell’arte precontemporanea – intendo dire quella esemplificata sul modello messo a punto da Cesare Brandi per l’Istituto Centrale del Restauro, non certo quella di tipo artigianale legato all’apprendimento meramente pratico in bottega.
Anzi, è proprio nell’approccio al restauro dell’arte contemporanea che quel tipo di formazione mostra ancora più evidenti i suoi limiti, se si considera quale enorme bagaglio culturale si richiede al restauratore sia per la definizione dei prodotti e delle tecniche di intervento conservativo che, a maggior ragione, per la individuazione del tipo di interpretazione più aderente ai caratteri propri dell’opera.
Ad estere più precisi, la vieta concezione del restauro come attività artigianale non si dovrebbe neppure porre: quale capacità mimetica può essere utile o addirittura necessaria per eseguire il restauro di un monocromo o di un manufatto optical? E di quale tipologia artigianale ci si potrebbe servire: del tinteggiatore, dell’elettricista, dello stacchino, del ristoratore o di chi altri?
Il tema, prima ignorato o al massimo velatamente suscitato, è andato sempre più chiaramente proponendosi in questi ultimi mesi, per esempio – per citare solo casi a me noti – in occasione delle giornate di studio dedicate al centenario della nascita di Brandi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (14 ottobre u.s.), alla Fondazione Burri a Città di Castello (24 ottobre u.s.), al Salone del Restauro di Ferrara (25 marzo u.s.).
Una prima risposta viene data dall’ICR, che ha aggiunto un area, quella appunto del restauro dell’arte contemporanea, a quelle che precedentemente costituivano le scuole, ma senza dubbio in maniera quantitativamente del tutto inadeguata (4-5 per ciascun anno, che però non potrebbero essere di più per l’attuale situazione di carenza di risorse finanziarie ed umane, insufficienza di spazi, etc. di cui soffre l’ICR).
Va quindi segnalata l’iniziativa da parte della Fondazione Fiumara d’Arte di dare inizio entro la fine di quest’anno ad una attività permanente di formazione per il restauro dell’arte contemporanea che serva allo stesso tempo ad assicurare alle opere presenti nella Fiumara e nell’Hotel d’artista un controllo ed una attività di manutenzione che soli ne possono garantire la durata nel tempo. Il progetto però è ancora più originale e complesso, perché prevede anche l’educazione alla progettazione di nuove opere, di cui le prime saranno realizzate nei prossimi mesi. Esso prevede il necessario coinvolgimento delle realtà operanti sul campo, sia a livello nazionale che locale e quindi le strutture periferiche dell’Assessorato regionale BC, le Università siciliane, le strutture specialistiche nazionali (DARC, ICR, GNAM) e ne costituisce premessa indicativa il Convegno “Fiumara d’arte Segni nel paesaggio: valorizzazione, conservazione e progettazione”, in collaborazione con l’Associazione Amici di Cesare Brandi e a cura di chi scrive, che ha avuto luogo a Fiumara il 26 maggio scorso.