Non dimenticare l'Italia ad Auschwitz!
Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, anche la TV pubblica ha doverosamente evidenziato la necessità civile e morale di sottrarre alla rovina ed alla perdita definitiva luoghi – simbolo come il Binario 21 della Stazione Centrale di Milano: affinché la testimonianza viva (certo insostituibile) dei sempre più rari superstiti possa trovare continuità nella testimonianza “muta” ma potenzialmente senza limiti di tempo che da sempre ha caratterizzato, nel bene e nel male, “monumenti” e analoghi segni tangibili della memoria.
Del resto, e assai opportunamente, questo sito ha ospitato il pregnantissimo articolo di Micol Sarfatti , Shoah, la memoria corre sul Binario 21.
Mi sono chiesto allora che fine abbia fatto il Memoriale Italiano del Blocco 21 ad Auschwitz, se cioè non sia stato citato (ma, ovviamente, potrebbe essermi sfuggito) perché è stato restaurato e pertanto non presenta più quei gravi problemi conservativi sui quali ancora un anno fa richiamava l’attenzione Cesare De Seta sul Corriere della Sera ovvero – e sarebbe un fatto gravissimo – perché da parte delle Autorità competenti si è deciso definitivamente di lasciarlo morire in totale silenzio.
Eppure il monumento, progettato dal ben noto Studio BBPR, con l’intervento di Primo Levi (testi), Pupino Samonà (pitture), Luigi Nono ( musica), Nelo Risi (regia) e inaugurato il 13 aprile 1980, costituisce per Bruno Zevi una delle opere che più hanno rinnovato i linguaggi dell’architettura contemporanea. “ La spirale progettata … in 2 baracche del Blocco 21, avvolge un doppio percorso lineare di circa 80 metri e non si richiude …Percorrere la spirale significa essere avvolti, risucchiati, costretti a contraddire la linearità per la spazialità del racconto, fatto di fragili legni e tele. Auschwitz , in realtà, era priva di tempo. Per questo è giusta la spirale qui. Ricostruisce il tempo dove la vergogna dell’uomo l’ha fermato”
Non un semplice monumento commemorativo ma una creazione multimediale il cui scopo principale era quello di offrire ai visitatori non dei documenti ma una interpretazione artisticamente “vivente” di quella tragedia ( con un anticipo di 20 anni su quello che costituisce certo il più importante esempio di architettura come emozione memoriale in atto, il Judisches Museum di Daniel Libeskind a Berlino).
A meno che non sia andato in porto, sotterraneamente, l’incredibile progetto di “traslocare” il Memoriale in Italia, a Fossoli : come se un complesso materialmente così fragile potesse essere smontato e rimontato altrove con una operazione di anastilosi di cui ormai perfino gli archeologi più tradizionalisti si vergognano, e che priverebbe comunque di senso il monumento. E poi, a quale scopo? Visto come vanno le cose per il Binario 21 nel cuore della “capitale economica” d’Italia…