Lampedusa - Centro Internazionale di Documentazione e annesso museo sulle migrazioni e sull'accoglienza - perché il centro
Potrebbe sembrare quanto meno eccentrico proporre un Centro documentario e annesso Museo di un fenomeno tutt’altro che esaurito, anzi – prevedibilmente, e al di fuori della valutazione oggettivamente negativa che se ne deve dare – in sempre maggiore sviluppo nell’intero pianeta, qual è appunto lo spostamento spesso caotico e a rischio di morte di intere popolazioni sotto l’incalzare di inaccettabili o inumane condizioni di vita, se non sotto l’ urgenza della pura e semplice sopravvivenza.
Ma sono proprio i fenomeni in corso, soprattutto delle dimensioni epocali e della drammaticità o, più spesso, tragicità di quello di cui qui si parla ad essere maggiormente a rischio di dimenticanza, di distorsione o di vero e proprio capovolgimento della realtà, tanto più a causa della presenza ineliminabile ( per quanto spesso sotterranea) di realtà istituzionali nazionali e internazionali, che generalmente hanno tutto l’interesse a far prevalere una versione dei fatti che vada incontro al loro particolare interesse, per quanto spesso solo momentaneo.
Un “ monitoraggio documentario”, per quanto possibile “in tempo reale”, dei fatti che vanno man mano accadendo sotto i propri occhi ( da qui la specificità della condizione di Lampedusa) ma anche in altre zone del “ villaggio globale” non potrà che essere vitale per la “cronaca” di oggi così come per la “storia” di ieri quando qualcuno vorrà ( dovrà) occuparsene domani.
CARATTERISTICHE:
non solo e non tanto “museo della memoria” o “delle memorie” più recenti, anche se queste possono rappresentare l’aspetto più coinvolgente dell’iniziativa, ma riproposizione critica diacronica delle vicende della Comunità lampedusana alla luce di quella che ne è stata, geograficamente e storicamente, la dimensione più specifica, quella del transito ( “Porta d’Europa”), delle “migrazioni” appunto, sia di animali che di uomini, ma con una ininterrotta vocazione, storicamente documentata, all’accoglienza piuttosto che alla chiusura ed all’esclusione ( se non per motivi di autodifesa e sopravvivenza)
Si tratterebbe dunque di un Museo a carattere antropologico globale ( quindi rispecchiante tutti gli aspetti delle vicende della Comunità lampedusana nella loro “naturale” interrelazione di dialettica sociale), tendenzialmente diffuso sul territorio a partire dalle emergenze già presenti (o, eventualmente, da costituire), con coinvolgimento reale dell’intera comunità
CONTENUTI
Preesistenze storiche già note ( es. necropoli puniche) o da reperire ( es. presenze paleocristiane), complessi monumentali e monumenti particolarmente aderenti allo spirito dell’iniziativa (es. il Santuario della Madonna di Portosalvo, la Porta d’Europa di Mimmo Paladino, etc.), strutture museali già esistenti ( es. Museo archeologico), opere d’interesse storico (archeologico, architettonico, artistico, etnografico, naturalistico, etc.), documenti storici ( sia scritti che visivi), documentazioni, sotto qualsiasi forma, delle tradizioni della Comunità ( cd “beni culturali immateriali”)
Infine, quelli più strettamente legati ai tragici avvenimenti più recenti: frammenti di oggetti, documenti ed effetti personali, libri, immagini, lettere, infine i 3 barconi
STRUTTURA ORGANIZZATIVA
Il “Museo delle migrazioni e dell’accoglienza”, dove verranno collocati i reperti recuperati dai naufragi e tutti gli altri manufatti funzionali alla sua attività, costituirà di fatto il “ polo” di maggiore attrazione del Centro internazionale di documentazione e annesso Museo sulle migrazioni e sull’accoglienza
Ad esso saranno collegati funzionalmente gli altri “ poli” del “Museo diffuso” ( museali, monumentali, religiosi, naturalistici, etc.) mediante strumenti “ di rete” già positivamente sperimentati ( es. itinerari tematici )
Il Direttore del Museo, di conseguenza, coordinerà funzionalmente i responsabili delle altre Entità del “ Museo diffuso”, anche nel caso in cui questi ultimi mantenessero la loro autonomia formale quale conseguenza della loro condizione giuridica.
GESTIONE
Un organismo autonomo tipo “ Fondazione di partecipazione”, che veda presenti come Enti fondatori i referenti istituzionali ( in primo luogo il Comune, ma certamente anche la Provincia e la Curia Vescovile di Agrigento, la Regione Sicilia, il Ministero MiBAC) e i promotori dell’iniziativa ( in particolare l’Associazione Culturale ASKAVUSA, la Parrocchia di S. Gerlando a Lampedusa, la Charitas Diocesana _???_)
ORGANIGRAMMA
Oltre al normale staff interno direttivo – tecnico – amministrativo, un organismo esterno internazionale di garanzia a carattere istituzionale – culturale ( tipo Commissione di referees, di garanti, e simili )
SITUAZIONE ATTUALE E PROPOSTE
Al momento, l’iniziativa viene portata avanti – fondamentalmente – dalla Associazione culturale Askavusa, che l’ha proposta, diffondendone poi la conoscenza e sostenendola anche mediante attività pratica ( recupero e conservazione di reperti dei barconi naufragati, affidamento di 3 barconi scampati al naufragio, etc.), e dalla Parrocchia in stretta connessione con la locale Caritas diocesana.
Affinchè il progetto possa svilupparsi e prendere corpo bisogna che si realizzino le seguenti condizioni:
messa a disposizione di un ambiente in cui Askavusa possa procedere alla inventariazione, catalogazione, conservazione, immagazzinamento ed eventuale visitabilità ( in attesa del Museo) dei reperti finora recuperati
designazione formale di un referente nell’ambito della Giunta o, in subordine, del Consiglio Comunale
riconoscimento formale di un Gruppo di lavoro ( tipo Comitato promotore) che effettui una accurata ricognizione dell’esistente e formuli di conseguenza proposte in ordine alla: A) consistenza attuale e condizioni ( giuridiche, conservative, etc.) degli elementi costitutivi del Centro e del Museo; B) Piano di fattibilità dell’iniziativa ( modalità e tempi per il recupero delle risorse occorrenti alla realizzazione del progetto, individuazione di un sito per il Museo, progetto di massima del Centro e del Museo,etc.)
Roma 2 luglio 2012
Giuseppe Basile