A Lampedusa un centro internazionale di studi (e museo) delle migrazioni e dell'accoglienza
Basta morti in mare! Con questo grido gli attivisti internazionali di BOATS 4 PEOPLE sono salpati dal porto di Tunisi sulla goletta Oloferne diretti a Lampedusa.
Durante la traversata sono stati sorvolati da diversi aerei di pattuglia e incrociati da navi di grandi dimensioni prive di AIS ( Sistemi automatici di identificazione) e si sono pertanto chiesti ( come tanti di noi) come è possibile che non vengano avvistate in tempo per salvarle le imbarcazioni dei migranti: forse perché occupate da “neri” ( perciò invisibili) o “ assimilabili” ? …
Diventerà mai il Mediterraneo, “culla di antichissime civiltà”, un luogo di autentica civiltà, quindi di libertà e solidarietà, rispondendo così positivamente alle richieste sempre più pressanti della società civile? Che non si limita, nella sua parte migliore, a chiedere e sollecitare, ma mette in campo iniziative incisive a dimostrazione concreta di quanto potrebbero e dovrebbero fare di più le autorità preposte, i governanti.
Così l’Associazione Culturale ASKAVUSA ( “ a piedi nudi”, come i pescatori locali ma anche come gli scampati dei boats people) organizza per il 4° anno consecutivo LAMPEDUSAINFESTIVAL, non per imitare quello agostano di Claudio Baglioni ( “ o’ scià” …), ma, al contrario, per riaffermare come sia possibile utilizzare creativamente i moderni mezzi di comunicazione di massa per veicolare principi e valori imprescindibili per una vita civile – non a caso l’Associazione è stata insignita di medaglia d’oro dalla Presidenza della Repubblica.
Il tema di quest’anno è “L’incontro con l’Altro. Momenti di cinema, cultura e integrazione a Lampedusa”, 5 giorni di intensissima attività, in collaborazione con Amnesty International, ARCI, RECOSOL ( Rete Consorzi Solidali), AMM ( Archivio memorie migranti)) e con il patrocinio del Comune.
L’aspetto fondamentale è rappresentato da un concorso a premi per cortometraggi sul tema appunto delle migrazioni e dell’integrazione, ma il programma (www.lampedusainfestival.com) comprende anche spettacoli teatrali, concerti, readings poetico-musicali, performances artistiche, mostre, presentazioni di libri e, naturalmente, anche progetti di nuove attività ( Progetto UNAR) o di attività già iniziate dall’Associazione ma che, per la loro migliore realizzazione, necessitano anche del coinvolgimento degli organismi istituzionalmente competenti, oltre che – come già avviene – dell’indispensabile supporto della comunità locale a tutti i livelli.
Soprattutto se si tratta di un progetto così importante e complesso quale la costituzione di un museo e di un centro internazionale di documentazione sulle migrazioni in cui però – ed è questo il suo aspetto di novità, rispetto agli esempi più noti quali New York o Genova – l’accento viene messo sull’accoglienza e l’integrazione, del resto tradizionalmente presenti , come dimostra tra l’altro la devozione interreligiosa , cristiana ma anche musulmana, rivolta nei secoli al Santuario della Madonna di Portosalvo.
I volontari di Askavusa hanno raccolto dalle discariche tanti frammenti di vita appartenuti ai migranti annegati o miracolosamente scampati alla morte, ma cacciati poi dalle nostre Autorità come criminali clandestini ( documenti di identità, biglietti, lettere, cartoline, frammenti di diario, di Corani, di Vangeli, di utensili ) ed hanno inoltre ottenuto in deposito 3 barche scampate al naufragio.
Altri materiali testimoniali continuano ad arrivare, ma è evidente che per un fenomeno tuttora ( e chissà ancora per quanto tempo) vivo e di sconvolgente drammaticità un luogo in cui conservare le testimonianze di un passato anche recentissimo sarebbe del tutto inadeguato, sicchè necessita un “ monitoraggio documentario” che colleghi funzionalmente il presente al passato, rendendone criticamente evidenti ruolo e significati.
Oggi qui a Lampedusa si inaugura, con cerimonia solenne, il nuovo aeroporto internazionale: un segnale, da parte dei nostri governanti, di svolta radicale nella definizione del ruolo che Lampedusa dovrà svolgere nell’ambito della politica europea e mediterranea o l’ennesima “cattedrale nel deserto”?