Saluto dell'arch. Gisella Capponi
Da qualche giorno sapevamo che Pippo stava molto male e cresceva in tutti noi la preoccupazione per lui. E’ forse per questo che in Istituto negli ultimi giorni ci siamo trovati spesso a parlare di lui.
Una costante del nostro parlare era l’ammirazione verso il suo modo di affrontare il lavoro del restauro sempre con abnegazione, sacrificio e grande passione. Del restauro Pippo aveva in mano saldamente metodi, storia, personaggi, retroscena che si sono sempre intrecciati strettamente con la sua vita.
A questo aggiungeva coraggio e capacità di intraprendere battaglie civili e politiche quando fosse in pericolo il nostro patrimonio culturale o le istituzioni chiamate a salvaguardarlo. Tutti noi lo abbiamo avuto vicino quando l’Istituto si è trovato a vivere il doloroso abbandono della sua sede storica e è rimasto sempre al nostro fianco nelle battaglie fatte perché l’Istituto non venisse smembrato nei palazzi della città.
Un desiderio di condivisione delle vicende del nostro Istituto che non è mai venuto meno neanche durante questi ultimi anni della sua vita impegnati a fronteggiare un male che così duramente lo ha colpito sempre dando prova di grandissimo coraggio.
Non si può non ricordare come nella sua carriera si sia trovato ad affrontare tante problematiche di restauro sia nella realizzazione dei lavori che nella attività di docenza particolarmente apprezzata dagli allievi che lo riconoscevano come guida sicura anche nella loro successiva attività professionale.
E’ stato sempre in prima fila su restauri straordinari di grande importanza affrontando tutti i temi della conservazione e stabilendo così nel tempo una fitta rete di relazioni fondate sull’indiscussa autorevolezza della sua professionalità da tutti riconosciuta.
Sapeva inoltre che un restauro corretto si fa solo quando tutti lavorano insieme per lo stesso obbiettivo e di questo i folti gruppi di lavoro che hanno accompagnato gli interventi da lui diretti ne sono la testimonianza più autentica.
Al restauro delle opere d’arte ha scelto di dare il suo contributo fino all'ultimo. Nessuno di noi dimenticherà la presentazione dell’ultimo libro da lui curato sulla tesi di Paul Philippot riguardante l’Istituto negli anni Cinquanta. Eravamo all’Accademia di San Luca, in un caldo pomeriggio di fine giugno, Pippo era visibilmente provato dalla malattia ma ancora pieno di programmi e voglia di contribuire alla diffusione e alla salvaguardia del nostro patrimonio culturale ancora una volta senza porre limiti al suo impegno senza risparmiarsi.
Continueremo ad avere per lui una grande ammirazione e ne sentiremo profondamente la mancanza.