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Con il suo restauro fece riaccendere le lacrime sui volti

Inserito in Ricordi

da Il Mattino di Padova 02 agosto 2013

L’ex assessore Pisani e il direttore dei Musei Civici Banzato ricordano la figura intellettuale di Giuseppe Basile
di Aldo Comello

La morte di Giuseppe Basile, storico dell’arte, intellettuale, in grado di far rinascere con il restauro i grandi capolavori, l’arte eterna, ha lasciato uno strascico doloroso anche a Padova dove ha lavorato, da impeccabile regista, agli affreschi trecenteschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni.

L’ex assessore.

«Con Giuseppe Basile, per gli amici Pippo, ho vissuto un rapporto di profonda amicizia – ricorda Giuliano Pisani, all’epoca assessore alla Cultura – aveva la compostezza e la dignità intellettuale del nobile siciliano, con una vena di tristezza. Si era interessato agli immigrati di Lampedusa, con grande generosità; la sensibilità umana lo aveva ispirato nel comporre versi, gioielli poetici, bellissimi. Passammo insieme una notte intera nella Cappella di Giotto catturati dall’arte del maestro. In una sorta di meditazione zen».

Gli affreschi.

Nel giugno del 2001, dopo oltre vent’anni di studi preliminari, l’Istituto Centrale per il Restauro e il Comune di Padova, dal 1880 proprietario della Cappella degli Scrovegni, avviano il restauro degli affreschi. Ma il miracolo si compie nel 2002 quando la Cappella fu riconsegnata al mondo in tutto il suo ritrovato splendore. «Fu un lavoro delicato, irto di difficoltà – ricorda Davide Banzato, direttore dei Musei Civici – tre diverse squadre di operatori si alternavano senza sosta, 24 ore al giorno, fino a sessanta tecnici in uno spazio relativamente piccolo. I visitatori ebbero anche la possibilità di salire sui ponteggi nei fine settimana e di guardare negli occhi i personaggi della storia sacra, gli angeli e i diavoli del Giudizio, il Cristo giudice. Furono momenti di grande fascino a tu per tu con Giotto. Contammo oltre 20 mila persone». I particolari.

«Il restauro – dice Pisani – con la pulizia delle aree ammalorate dalla solfatazione e da incrostazioni carboniose aveva messo in luce particolari affascinanti come le lacrime sul volto delle madri nella scena straziante della Strage degli Innocenti, i ricami sugli abiti e sulla tovaglia nelle Nozze di Cana, l’ombra con un sorriso maligno di un pretendente respinto di Maria nello sposalizio della Vergine». Giotto gioca con la terza dimensione lavorando sugli scorci che danno profondità alla pittura, il restauro mette a fuoco l’uso di colori straordinari come il Bianco di San Giovanni che è una fiammata di luce.

La cerimonia del 2002.

«Dopo l’incontro con il ministro Melandri – nota Banzato – che mette a punto il finanziamento del restauro con i soldi di Lottomatica, il 18 marzo del 2002 la grande cerimonia di inaugurazione con il presidente della Repubblica Ciampi. Il lavoro di Basile era stato congruo. Si trattava di dare la maggiore leggibilità possibile ai dipinti, ma emerse anche la metodologia di lavoro di Giotto, il messaggio di una scuola che rivoluzionava i canoni della pittura». L’architetto Serena Borsella, già dirigente dell’edilizia monumentale del Comune, ha lavorato per anni a fianco di Basile: «I dipinti delle pareti e il soffitto stellato soffrivano di fenomeni di degenerazione chimica. Basile seppe intervenire senza forzature con l’uso sapiente del rigatino. La fascia bassa, splendida per gli stucchi romani, era invece danneggiata dall’intervento antropico: disegni e nomi incisi con un chiodo e addirittura un gioco dell’oca, segni comunque della storia». Per il restauro degli Scrovegni, a Basile fu assegnato il titolo di commendatore, riconoscimento che gli fu consegnato a Padova, dalle mani del prefetto Lombardi.

02 agosto 2013

 

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